D: Puoi descriverci in generale in cosa consiste il lavoro della Costellazione Familiare?

S: Nella Costellazione Familiare si ricrea la struttura di una famiglia. In pratica (durante un gruppo) funziona in questo modo: un partecipante sceglie alcuni membri del gruppo per rappresentare i membri della sua famiglia d’origine o della famiglia attuale. Sono soprattutto importanti i membri che hanno avuto un destino particolare: persone che sono morte prematuramente o che hanno avuto qualche menomazione fisica o grave malattia o che sono state separate dalla famiglia per qualche motivo.
La persona dispone poi questi ‘familiari’ in piedi nella stanza e in relazione l’uno con l’altro, ma senza atteggiamenti particolari, come gesti o posizioni corporee. La persona sceglie inoltre anche un rappresentante per se stessa.
A questo punto a ognuno viene chiesto quali sono le sue sensazioni, come si sente in quella situazione. Si è visto che, pur senza conoscere alcun particolare della persona che stanno interpretando, i rappresentanti ne esprimono molto precisamente i caratteri distintivi. In questo modo, i meccanismi di relazione intrafamiliari appaiono chiari. Il terapista comincia allora a spostare le persone nello spazio, verificando in quale posizione queste si sentono più a loro agio: cerca così di trovare un ordine, un equilibrio più naturali. Il terapista chiede inoltre ai vari ‘familiari’ di dire l’uno all’altro delle frasi semplici, in modo da rendere palese questo nuovo equilibrio. Durante tutto questo processo il terapista rimane in stretto contatto con ogni persona, e fornisce un feedback immediato rispetto ai suoi movimenti e alle frasi che dice.
L’idea generale dietro a tutto questo è che in ogni sistema familiare ciascun membro ha lo stesso diritto di essere riconosciuto come parte integrante del sistema stesso. Succede però che alcuni membri vengano dimenticati o esclusi. Prendiamo il caso di un nonno morto prematuramente, lasciando i figli ancora piccoli (e quindi non in grado di dargli un ‘riconoscimento’) a soffrire di questa perdita. Con il passare del tempo è possibile che un nipote di questa persona arrivi a rappresentare inconsciamente per il proprio genitore la figura di questo padre morto e quasi dimenticato. Si può dire che il sistema familiare tenda a preservare la propria completezza, anche a discapito del nuovo venuto. E’ proprio così che i bambini vengono coinvolti nel passato della loro famiglia.

 

D: E’ come se la famiglia, il padre o la madre, riversassero sui bambini le aspettative che avevano verso membri della famiglia ora scompars…
S: Non si tratta di aspettative consapevoli, né da parte dei genitori né da parte dei figli. E’ come se ci fosse una specie di “coscienza familiare”, una legge inconscia che opera all’interno della famiglia senza che nessuno dei componenti se ne renda conto.

 

D: Quando hai cominciato a lavorare con questa tecnica e perché?
S: Nel 1997 ho cominciato inserire la Costellazione Familiare in gruppi di altro genere che tenevo, ma i partecipanti traevano un tale beneficio da questo modo di comprendere il sistema familiare che ben presto ho iniziato a tenere gruppi specifici. Di fatto ne avevo già sentito parlare prima ma sulle prime non mi interessava un granché scavare nel passato, anzi mi sembrava di volermi soprattutto tirare fuori dalla famiglia, distaccare dai miei antenati. A poco a poco ho cominciato però a osservare che su questo tema c’era in me una specie di rifiuto, una certa arroganza. Ho prestato maggiore attenzione a ciò che in realtà Osho intende per “amare noi stessi”. Di fatto ciò include anche amare i nostri genitori e le loro famiglie, tutte quelle persone che sono esistite prima di me e che hanno reso possibile la mia nascita.
Per me questo lavoro ha molto a che vedere col dire fondamentalmente “sì” alla vita e a se stessi. Così come non si può aggiungere o sottrarre niente a se stessi, non si può farlo con i genitori. Si può solo “prendere” i propri genitori: questo avviene grazie a un rispetto e a una gratitudine profondi. Così, senza sforzarsi di superare la propria famiglia,in realtà ci si ritrova al di là di essa.

 

D: Puoi farci un esempio di una sessione di Costellazione Familiare?
S: Mettiamo che il cliente, dopo aver scelto chi rappresenterà la madre, il padre, I Fratelli, le sorelle, altri parenti e se stesso, disponga i vari rappresentanti nella stanza in modo che tutti che guardino nella stessa direzione. Questa è quasi sempre un’indicazione del fatto che qualcuno è stato dimenticato o escluso. Allora gli chiedo se manca qualcuno e lui mi dice: “Ah sì, c’è stato anche un altro fratellino, prima che nascessi io, ma è morto subito! A casa non se ne parlava mai”. Scelgo una nuova persona che rappresenti il fratello mancante, e magari, quando la metto di fronte a tutti gli altri, avverto in tutti una certa sensazione di sollievo. Si sentiva la sua mancanza, capisci? Quindi, soprattutto se i genitori non avevano realmente affrontato il dolore di aver perso un figlio, può succedere che il fratello nato in seguito (la persona che sta ricevendo la sessione) lo rappresenti nella famiglia. In questo posto non suo potrebbe anche ammalarsi o morire. Reimmettendo nella scena il fratellino mancante, possiamo invece sciogliere questa identificazione e capire qual è il suo giusto posto nel sistema familiare.
Un altro esempio comune: un uomo si risposa dopo aver abbandonato la prima moglie ingiustamente. Se dalla seconda unione ha altri figli, è probabile che uno di loro, facilmente una figlia, impersoni la moglie precedente e si comporti con lui non come una bambina, ma come una innamorata tradita e furibonda. Quando uno schema del genere viene alla luce in una costellazione, dobbiamo vedere se l’uomo, il cliente, è pronto a riconoscere la sua prima moglie e a prendersi il suo carico di colpa nei suoi confronti, di responsabilità, insomma. Ciò sarà di grande sollievo per sua figlia, che potrà finalmente assumere verso di lui l’atteggiamento di una bambina con il padre.
Come vedi, spesso sono i bambini o i nuovi arrivati a subire le conseguenze di ciò che in passato è restato irrisolto. Il loro amore “cieco” e il desiderio di appartenere al sistema fa sì che essi assumano un destino che non è il loro, e ne patiscano le conseguenze. Ma ovviamente non possono sollevare qualcuno dalla sua colpa o dalle sue responsabilità, così la sofferenza che vorrebbero eliminare prendendola su di sé finisce che la tramandano a loro volta alle generazioni successive. Nella costellazione familiare portiamo tutto ciò alla luce e chiediamo a ognuno riconoscere le conseguenze delle proprie azioni. La libertà porta con sé una grande responsabilità.

 

D: A chi è consigliata la Costellazione Familiare?
S: A chiunque voglia comprendere i propri condizionamenti, le ragioni del proprio agire, a chiunque abbia il coraggio di guardare in faccia la realtà – il che spesso è doloroso. E’ un lavoro che è utile a chi ha appena cominciato a guardarsi dentro con una certa attenzione così come a chi lo fa già da un pezzo. Introduce una nuova dimensione nel modo di vedere perché trascende il punto di vista individuale in una prospettiva collettiva, o sistemica.

 

D: Non è un po’ problematico l’uso di concetti quali rispetto e onore…?
S: Molte persone travisano questi concetti. “Rispettare” non significa “seguire ciecamente”, significa essere riconoscenti ai genitori per averti fatto nascere, qualunque sia la loro personalità. E’ un inchinarsi davanti all’esistenza, alla vita che ci è venuta da queste persone: è un atto spirituale, oltre ogni risvolto psicologico. Di fatto io posso onorare i miei genitori e comunque disobbedirgli. Onorare il padre e la madre nel giusto modo significa ricevere quello che è arrivato da loro e utilizzarlo creativamente. Si deve andare al di là dei propri genitori, e crescere. Molte persone seguono ciò che i genitori dicono o vogliono, ma di fatto non li rispettano, sopprimono semplicemente il proprio risentimento. D’altra parte le persone che si oppongono ai genitori spesso si ritrovano poi identici a loro, di fatto ne hanno seguito l’esempio. La vera ribellione deve nascere dal rispetto e dall’amore.
D: Come è possibile conciliare tutto questo con un lavoro di tipo Primal, al quale la maggior parte delle persone sembra più abituata?
S: Questa domanda si ricollega a quanto ho appena detto. In un certo qual modo il lavoro di Primal è un primo passo. Se abbiamo represso troppo, dobbiamo tirar fuori tutte queste energie: tutta la rabbia e il risentimento, i ragni e le ragnatele che abbiamo nell’inconscio. Ciò purifica il corpo e la mente. Il lavoro di Primal va bene per questo: ti aiuta a sbloccare questo tipo d’energia e i genitori sono una buona scusa per farlo perché tutti noi abbiamo un po’ sofferto nelle relazioni familiari. Così tendiamo a riversare la responsabilità su qualcun altro, fa parte della nostra inconsapevolezza. All’inizio va bene, abbiamo bisogno di farlo! Ma a un certo punto arriva il momento di fare un altro passo, e capire che noi siamo i nostri genitori. Non siamo un’isola. Nessuno ci ha mai chiesto quale padre o madre volevamo e non potremo mai scegliere genitori diversi: siamo radicati nel nostro passato, proprio come un albero è collegato alle radici.
D: Pensi che la costellazione familiare sia particolarmente indicata per affrontare qualche problema specifico?
S: Un contributo originale della costellazione familiare è che questa terapia mostra come molti problemi abbiano origini sistemiche e non possano essere compresi in un contesto individuale. Dobbiamo anche tener conto della famiglia, degli antenati, della nostra cultura e della dimensione collettiva. Bert Hellinger, che è all’origine di questo approccio, lavora spesso con malati in stadio terminale e ha mostrato il tipo di nodo sistemico che può causare certe malattie specifiche.
In un certo senso è inevitabile che ci troviamo impigliati in alcuni di questi nodi. La costellazione familiare è particolarmente d’aiuto quando si conoscono, della propria famiglia,certi fatti che spesso sono causa di garbugli, come una porte prematura o una malattia di un parente o altri incidenti di rilievo.

 

D: Qual è il legame fra questo lavoro e la meditazione? Che cosa cambia quando questo lavoro si svolge in un contesto dove Osho* è presente?
S: La costellazione familiare così come altri lavori terapeutici aiuta a liberare la mente dai conflitti. Come dice Osho, è più facile entrare in uno stato di meditazione se la mente è rilassata piuttosto che se è dilaniata da conflitti. Per me, questo lavoro non cerca di cambiare, aggiustare o migliorare delle cose, ma aiuta a ricevere: in fondo, queste è la meditazione, dire sì a ciò che è. Questo lavoro mira semplicemente a far emergere alcune cose, a rendertene consapevole, nella fiducia che questa presa di coscienza alla fine ti cambierà la vita senza che tu debba “tariffa” niente di faticoso.
Ovviamente è solo un metodo.Ciò che conta è il tipo di comprensione che ha la persona che usa questo metodo. Un terapista di Osho è fondamentalmente un meditatore, e ciò che gli interessa è, essenzialmente, preparare il terreno perché una persona mossa muoversi più agevolmente verso la meditazione. La tecnica della costellazione familiare è molto semplice, chiunque può impararne le mosse principali – infatti sono in molti ad aver iniziato a usare la tecnica senza essere però radicati nella meditazione. Ma la differenza sta proprio nel modo di usare la tecnica. Un terapista normale magari è soddisfatto se il cliente si sente sollevato lì per lì, un terapista di Osho sottolineerà sempre che è solo l’inizio. Cercherà di suscitare o rinforzare l’interesse del cliente verso la meditazione, cioè non solo a tendere verso una mente in pace, ma a trovare qualcosa al di là della mente stessa.
D: E’ sufficiente una seduta?
S: Normalmente una seduta è sufficiente, al massimo si fa una costellazione sulla famiglia (o sulla relazione) attuale e una sulla famiglia di origine e poi si lascia che quello che si è osservato agisca nel profondo della persona e della sua meditazione. Magari dopo un po’ di tempo emergerà qualcosa di nuovo e allora si potrà riconsiderare la situazione e scendere più in profondità, ma non è che si facciano incontri regolari come in altri tipi di terapia. Trovi qualcosa e poi lo lasci continuare, ti fidi del tuo movimento interno. Si può lavorare con la Costellazione Familiare in sedute individuali o in gruppi. Nei gruppi di solito è più facile perché ci sono tutti gli altri partecipanti fra i quali si possono scegliere gli interpreti per i ruoli della famiglia. In una sessione individuale, invece, il terapeuta ricorre a espedienti come cuscini o scarpe e poi fa in modo che il cliente sperimenti lui stesso le diverse posizioni.

 

D: Secondo te come mai questo lavoro sta avendo tanto successo?
S: Probabilmente adesso è il momento giusto per questo tipo di lavoro: in questo mondo ci si comincia a render conto che non siamo isole, che viviamo in sistemi sempre più complessi. I nostri atti, le nostre decisioni vanno compresi tenendo presente che ciò che va bene in un sistema può non essere giusto in un altro. Mi sembra che sempre di più la gente sperimenti conflitti nati da queste interazioni complesse. Perciò si sente il bisogno di fare chiarezza, di raggiungere una comprensione di modalità operative che altrimenti continuano ad agire in modo profondamente inconscio. La famiglia è il primo e principale sistema nel quale entriamo quando nasciamo, ma alcuni dei suoi principi operativi possono essere applicati anche ad altri sistemi di relazioni, come gruppi di lavoro, organizzazioni, persino gruppi etnici. Questo lavoro fornisce elementi facili da capire per chiunque, non è necessario aver già svolto un lavoro profondo su di sé. Aggiunge una nuova dimensione alla terapia e crea un ponte fra terapia e meditazione.