Ho passato trent’anni della mia vita a cercare di elaborare e di superare eventi traumatici della mia infanzia, di quelli che ti segnano per la vita e che influenzano a tutti i livelli il tuo modo di rapportarti con gli altri. Li ho analizzati, discussi, osservati, presentati ad “esperti”, senza vergogna di ammetterne l’esistenza, o paura di venire giudicata, o timore di tentare nuove strade per superarli. Ma conoscere ed accettare con la mente i propri problemi non implica automaticamente la capacità di gestirne nella vita quotidiana gli effetti provocati sul tuo essere. E -in effetti- non tutti gli strumenti per affrontarli sono ugualmente efficaci…
E così, all’alba del 2001 il mio volto “pubblico” era quello di una donna moderna perfettamente realizzata, ma che in realtà celava dietro la sua armatura una bimba insicura, sempre affannata nel tentativo di soddisfare ogni possibile aspettativa degli altri, profondamente convinta che il suo diritto ad esistere dipendesse dal suo darsi completamente alla realizzazione di questo compito, in un processo di espiazione senza fine per le colpe mie e degli altri.
Poi sono arrivata a un gruppo di Costellazione familiare con Svagito. In effetti non ci sono capitata per caso. E’ stato preceduto da alcune esperienze in altri gruppi proposti da persone interessate alle pratiche di meditazione e ad Osho, dalla lettura di qualche articolo in merito, da chiacchiere con partecipanti precedenti.
La proposta mi affascinava molto, in realtà mi spaventava anche molto…e si è dimostrata una svolta fondamentale della mia vita!
Non so perché è accaduto, non credo sia possibile trovarne spiegazioni razionali, né mi interessa cercarle. Quanto è emerso dalla simulazione sulla mia storia familiare non ha neppure aggiunto nuove informazioni rispetto a quanto già sapevo, a differenza di quanto capitato ad altri. Eppure, mi trovavo a osservare gli eventi della mia infanzia e le mie relazioni familiari con un nuovo paio di occhiali, che poi ho continuato ad indossare e che attualmente mi stanno permettendo di vivere queste relazioni e non solo queste in modo diverso, con una sicurezza crescente e con la sensazione di sentirmi finalmente legittimata ad esistere anche per me stessa.
Non sto dicendo che nel gruppo è capitato un miracolo, in grado di risolvere di botto tutti i miei problemi. In effetti non credo nei miracoli, ma non mi sarei certo tirata indietro di fronte a uno del genere..Posso però affermare che si è verificata una specie di reazione catalitica che mi ha permesso di prendere in mano un nuovo strumento per dissolvere il peso che gravava da così tanto tempo sulle mie spalle. E un senso di profonda gratitudine è ciò che provo per questo gruppo.
Fausta, Italia insegnante universitarior

“Il gruppo di Costellazione Familiare è stato un’esperienza abbastanza misteriosa. Lì per lì, mi è sembrato che non fosse andato a toccare il mio insanabile tormentone – Mia madre. Durante la mia costellazione si è svolta una dinamica soprattutto con la mia gemella mai nata e comunque non è che me la ricordi molto bene. Mi ricordo invece che mentre assistevo alla costellazione, con un’altra persona che ricopriva il mio ruolo e come unica indicazione lo stare a guardare, mi sono sentita capace per la prima volta in vita mia di osservare la mia famiglia dall’esterno. Non mi sembrava più il solito mostro interiore impastato di colpa e frustrazioni, ma una catena di eventi storici ai quali appartenevo anch’io, e ciò mi dava sollievo. così?, mi sono però detta: avevo fatto il gruppo per affrontare il problema di mia mamma e me ne uscivo con un omaggio alla mia gemella abortita e la sensazione di far parte della storia. Come minimo ero sconcertata.

un po’ di mesi dopo, comunque, ho constatato che, forse perché ero in pace con la mia gemella morta, riuscivo a vedere meglio mio fratello e le mie sorelle: mi sembravano all’improvviso tutti ugualmente importanti, più umani e accettabili e facili da trattare. Di conseguenza, il peso di mia madre nella mia vita si era un po’ ridotto. E non erano solo migliorate le mie relazioni con i parenti, ma le mie relazioni in genere: riuscivo a vedere meglio le persone, ad apprezzarle meglio. In un certo senso, dopo che l’ho vista nel gruppo, la mia famiglia si è depositata nel mio cuore in un modo molto onesto, lasciando lo spazio intorno a me un po’ più pulito, più disponibile alla realtà.

Sconfitte Vignto, Italia, dottorato di Ricerca, ricercatrice universitaria